Presentazione


 

L'ho sentita narrare da una dottoressa americana, che s'interessa soprattutto di anziani sofferenti. La utilizza con una certa efficacia per sollevare i pazienti dalla disperazione in cui piombano, specialmente in situazioni di dolore e di enorme sofferenza.
La definisce «la parabola di Gotami», ma può anche essere detta «la parabola del granello di senape», perché proprio di un granello di senape va alla ricerca Gotami. Ma, andiamo con ordine.


Gotami è una ragazza indiana, felice come tutte le ragazze per le proposte di matrimonio che le vengon fatte. Scelto il suo «principe azzurro», lo sposa e va a vivere in casa dei suoceri. La sua gioia cresce il giorno in cui si accorge che diventerà mamma. Con tutta calma si prepara al grande evento. Ma il bambino muore pochi giorni dopo aver visto la luce. Il dolore per la prematura scomparsa della sua creatura fa piombare Gotami in una profonda prostrazione. La perdita è troppo grande. Disperata afferra il corpo senza vita del bimbo e corre da un posto all'altro, alla ricerca affannosa di una medicina che possa farlo tornare in vita. Molti, però, la scherniscono e la deridono, credendola pazza. Solo un uomo ne ha pietà e la indirizza dal più celebre medico del mondo.
Con il cuore pieno di speranza, Gotami s'incammina con il suo drammatico fardello verso questo luminare della medicina. Dopo molte ricerche lo trova e, con stupore, si sente assegnare l'incarico di bussare a tutte le porte della città e di farsi dare un granello di senape solo da quelle famiglie che non sono mai state colpite dalla sofferenza e dalla morte.
Inizia così un vagabondare di casa in casa, un fiducioso elemosinare un semplice, ma necessario, granello di senape. Ma nessuno dà a Gotami ciò di cui ha tanto bisogno. Ovunque trova lacrime, dolore, sofferenze. E il suo girovagare si conclude con un nulla di fatto. Ma solo apparentemente. Nella realtà, infatti, ella si è resa conto che né lei né il suo bambino sono gli unici essere umani ad aver sofferto: il dolore è legge comune all'umanità intera. E' la costellazione che circonda la vita di ogni uomo. Nessuno può sfuggirvi.
E Gotami riprende a vivere con un atteggiamento diverso, dando significato alla sua sofferenza, consapevole che, simile al granello di senape, può realizzare il massimo di sé in qualsiasi circostanza: purché non si lasci andare alla tentazione di dichiararsi sconfitta e gettare la spugna.
Il che non è facile: le sventure, le crisi, i fallimenti fanno più spesso da attori principali che non da semplici comparse sul palcoscenico della vita. E con più frequenza si è tentati di identificarsi con la Gotami della fase della disperazione che non con la Gotami che è riuscita di dire di si alla vita, nonostante tutto.
Percorrere questa strada da soli è faticoso: occorre che qualcuno, nella condivisione e nella solidarietà, sappia suscitare quelle energie riposte nel profondo e, attraverso un lento e progressivo processo di educazione alla responsabilità, favorisca la consapevolezza della potenzialità da sviluppare.
La storia è piena fortunatamente della testimonianza di coloro che, fondandosi sulla scienza, ma più ancora sulla sapienza del cuore , sanno camminare accanto all'uomo angosciato e lo sostengono nel compito di riscoprire il significato parzialmente oscurato della propria esistenza.
Uno di questi testimoni, autentico interprete delle angosce del nostro secolo ed entusiasta assertore di «una fede incondizionata in un significato incondizionato della vita», è senza alcun dubbio lo psichiatra austriaco Viktor E. Frankl. Il suo continuo armeggiare con la problematica del senso della vita, con le varie manifestazioni del vuoto esistenziale, con la libertà, la responsabilità, la coscienza e l'amore, l'ha reso un appassionato amante della vita, capace di dare speranza a chi non ne ha e di porre le basi per una teoria psichiatrica che, rispettosa delle più vere motivazioni della persona, ne rispetta e ne promuove la dignità, sempre.
In tal modo, la logoterapia, quale terapia che agisce attraverso il significato e orienta verso di esso, è divenuta un indiscusso punto di riferimento per quanti hanno a cuore le sorti dell'umanità.
E l'ormai abbondante letteratura in merito lo dimostra. Così come a suo favore depongono le numerose ricerche che, in varie Università, anche italiane, sono in via di realizzazione per verificarne l'impianto antropologico e convalidarne le indicazioni terapeutiche.
Mancano però degli studi che affrontino, più da vicino, il contributo che la logoterapia può offrire alla soluzione di alcuni fenomeno sociali emergenti, quali la tossicodipendenza, la criminalità, l'alcolismo. Ed è quindi quanto mai tempestiva e attuale la fatica compiuta da Giacinto Froggio, un giovane psicologo che ha all'attivo già una ricca esperienza terapeutica e numerose pubblicazioni di valore.
Fondandosi su una pluriennale dimestichezza con le opere di e su Frankl, egli ha voluto offrire ai logoterapeuti non solo, ma a quanto sono attenti osservatori della realtà sociale, una nuova e interessante rilettura della lezione frankliana, confrontandone la validità di fronte alla crescente piaga dell'alcolismo.
E ciò acquista ancor più valore se si pensa che una certa mentalità deterministica e naturalistica, diffusa nei circoli cosiddetti culturali del nostro paese, ostacola ancora oggi la piena assunzione dell'antropologia frankliana e impedisce un confronto che potrebbe aprirsi a nuove e insospettate applicazioni.
Non si tratta, comunque, di un ulteriore studio teorico sulla logoterapia e tanto meno di un manuale per soli iniziati. L'opera intende individuare la visione antropologica della logoterapia nei suoi tratti fondamentali e, avvalendosi di numerosi casi clinici, indicare lungo quali strade sia possibile affrontare e cercare di risolvere la situazione di quanti, perso di vista il senso della propria vita, si sono abbandonati all'uso e all'abuso dell'alcol.
Il campo di ricerca, come è evidente. è vasto e attuale e la competenza dimostrata dall'autore depone molto favorevolmente. Se successive indagini confermeranno e approfondiranno la proposta contenuta nelle pagine seguenti, ancora una volta la logoterapia risulterà una risposta valida e significativa alle urgenze del nostro tempo.

 

 

Eugenio Fizzotti